Towers

Andries Botha, Towers

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Andries Botha, Towers

Andries Botha, Towers

Torri

Ho iniziato con l’idea di un quadrato. L’ho disegnato e proiettato nella terza dimensione. Giocando ho sovrapposto i cubi uno sull’altro fino a creare una torre. Poi ho immaginato una serie di quadrati e rettangoli trasformati in un organismo vivente. Questa è, credo, una specie di logica che si è mutata in un principio organizzativo detto “disegno urbano”.

Sono stato colpito dalla capacità del computer di esprimere la logica della modularizzazione, della misurazione e dell’ordine in maniera così precisa.

È da un po’ di tempo che lavoro con la ceramica. Questo mezzo mi suggerisce molte situazioni metaforiche: la terra sottoposta a un intenso calore, l’alchimia della metamorfosi, tra rigidità, vulnerabilità e fragilità. L’11 settembre ha cambiato il nostro mondo, mandando in frantumi i nostri sistemi organizzativi e la nostra teoria sociale. Volevo realizzare un’opera in grado di posizionare me/noi/loro/voi quali complici all’interno di questa implosione del nostro sistema razionale. Questa azione sociale estrema, o meglio assalto, nei confronti dell’ordine sociale dominante, rappresenta una sfida all’organizzazione dei nostri sistemi filosofici. Ho cercato di presentare la mia opera come una metafora di questa logica in pezzi o oltraggiata, formulandola come un’unità di misura ripetuta nello spazio secondo una struttura modulare e ripetitiva. Un’unità modulare, definita da un quadrato che si espande in un cubo e che poi prende corpo nello spazio come una torre, un principio visibile di ordine o di organizzazione. Decostruire così una specifica visione formale o una tradizione concettuale relativa alla ceramica e alla bellezza, mi ha suggerito ulteriori possibilità di relazionarmi a questa logica, intesa come costrutto ideologico o culturale. Far crollare il mio manufatto a torre, per poi ricostruire metodicamente un’altra torre con i cocci, dà origine, secondo me, a un’interessante intersezione di reale e virtuale. La natura ossessiva e meticolosa di questo processo di ricostruzione mi ha permesso di abbandonarmi al mio personale interesse nei confronti del lavoro manuale (artigianato), inteso come un costrutto fisico del tempo che si rende visibile all’interno di un universo regolato da un ordine individuale.
Giocare con le idee di reale e virtuale (o illusorio), probabilmente è qualcosa di più di una riflessione sul modo in cui le idee di verità che ho messo in campo, siano basate sulle immagini dei media elettronici popolari. Le immagini televisive della realtà, che senza requie vengono all’assalto del passivo spazio dei nostri singoli ambienti domestici, combinano la realtà all’intrattenimento. Ri-rappresentare la ricostruzione delle due torri come una realtà, o come un soggetto (c’è una torre ricostruita e c’è una torre proiettata elettronicamente), mi permette di giocare con l’idea di tragedia, elemento costitutivo interno all’idea di ordine comunemente accettata e alla nostra logica, quella logica affermata dalle nostre scienze razionali, secondo la quale sono formulate le nostre definizioni di sicurezza fisica ed emotiva.

Andries Botha

Towers di Andries Botha è stato prodotto ad Albisola nel 2003 in occasione della II Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea.