Changing the World with a Vase of Flowers
Istituto Italiano di Cultura di Madrid-Ambasciata d'Italia in Spagna
gennaio – marzo 2010
Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti-Città di Camogli
settembre 2010 – marzo 2011
Mudac-Museo di design e arti applicate contemporanee di Losanna
giugno – settembre 2011
Direzione artistica
Roberto Costantino
Consulenti per il design e l'arte contemporanea
Alessandro Biamonti, Francois Burkhardt, Giacinto Di Pietrantonio, Beppe Finessi, Chantal Prod'Hom
Changing the World with a Vase of Flowers. Intervista a Roberto Costantino, Direttore artistico dell'esposizione itinerante. Courtesy Mudac-Museo di Design e Arti Applicate Contemporanee, Losanna
L’Esposizione itinerante “Changing the World with a Vase of Flowers” presenta la collezione di vasi prodotta dal laboratorio di progettazione e prototipazione di Attese Edizioni a partire dal territorio di antica tradizione ceramica di Albisola in Liguria (Italia), in collaborazione con artisti e designer di fama internazionale.
Albisola è un centro dalla secolare tradizione artigianale, nota come piccola capitale europea della ceramica grazie alla storica ospitalità e alla proficua collaborazione offerta agli artisti che nel corso del Novecento l’hanno resa famosa nel mondo, tra i quali Filippo Tommaso Marinetti, Nicolaj Diulgheroff, Bruno Munari, Arturo Martini, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Guy Debord, Asger Jorn, Pinot Gallizio e Wifredo Lam.
Il titolo scelto per questa esposizione itinerante, "Cambiare il mondo con un vaso di fiori”, funge da principio-guida e apre a molteplici possibilità creative, ribadendo “un destino dell’arte e del design fra le piccole cose e le grandi trasformazioni che si possono provocare anche con il battito d’ali di una farfalla”, come scrive in catalogo Roberto Costantino, direttore artistico dell’esposizione.
L’eccezionale relazione fra la ceramica e le avanguardie artistiche del Novecento appare costitutiva del patrimonio culturale locale che oggi viene sviluppato dal laboratorio di progettazione e prototipazione di Attese Edizioni, incorporando nella terra i beni immateriali del design, dell’arte contemporanea e dell’artigianato digitale, attraverso la combinazione delle tradizionali prassi sapienti delle botteghe artigiane con le più avanzate tecniche di produzione high tech.
Gli artisti e i designer di fama internazionale che sono stati invitati hanno reagito in modo innovativo e radicale alla proposta, rispondendo ognuno a suo modo all’appello di cambiamento attraverso interpretazioni insolite e tecnicamente ingegnose che spostano e sovvertono il senso del vaso.
Tutti gli artisti e i designer coinvolti hanno ripensato l’identità dell’oggetto e il suo potenziale valore artistico, concettuale e simbolico, proponendo inedite costruzioni scultoree che ridefiniscono e rinnovano il nostro rapporto col suo utilizzo, l’architettura stessa del vaso e la sua relazione con lo spazio.
Paolo Deganello ad esempio, in 35 x 35 x un fiore, trasforma il vaso in un bassorilievo; Denis Santachiara con Qualc’uno rovescia letteralmente l’umile vaso di coccio , impreziosendolo, mentre Marco Ferrreri in Tre per Uno progetta vasi che contengono altri vasi e molteplici citazioni. Alexis Georgacopoulos, con Duetto, propone vasi minimali e al tempo stesso ludici, con stravaganti e utili beccucci e coperchi dalle forme essenziali ma dai colori squillanti. Hugo Meert, con Terrarist, fa sì che piccoli omini modellati in ceramica smaltata disintegrino l’opera dell’uomo - il vaso - arrampicandosi sulle sue pareti con piccoli martelli che ne scheggiano i bordi a frammenti, mentre Corrado Levi, con Flower, addirittura propone un progetto in cui “il vaso è nascosto dal fiore”.
Altri artisti e designer come Alessandro Biamonti (Moribana), Lorenzo Damiani (Digital Flowers), Pekka Harni (Planet B), Donata Paruccini (Pluvio) e Alberto Viola (Scarabia) mettono in scena e fondono in modi inediti e imprevedibili, forme organiche e artifici futuribili. Florence Doléac, invece, con i suoi progetti XLS e Lolo, trasferisce i vasi dal consueto piano orizzontale dei tavoli alle verticali pareti dello spazio che li accoglie. Anche Adrien Rovero riflette sulla relazione fra i vasi e i loro abituali contesti di esposizione e con sottile humor progetta il vaso Borderline, dotato di un morsetto per poterlo posizionare ovunque, a partire dai bordi periferici dei tavoli. Andrea Branzi, invece, con i suoi Cocci manipola i riferimenti storici riprendendo e combinando in modo straniante antichi modelli morfologici greci con immagini tratte dal campionario iconografico delle avanguardie del Novecento. Fernando e Humberto Campana con Tile Vase fanno propria la tradizione del ready-made attraverso il riciclo di semplici tegole che vengono modificate e congiunte con il midollino per creare inedite forme di vasi. Alessandro Mendini, con i vasi Tre sfere, realizzati in preziosi materiali come l’oro, il bronzo e il lustro nero, evoca le bolle di sapone che si compenetrano e si stagliano nello spazio come abnormi e fragili presenze. Linde Burkhardt in Tre per due divide i suoi vasi in due metà - ogni singola parte di vaso è come se fosse “il doppio” dell’altra – per dare luogo a libere composizioni nello spazio di competenza del fruitore che le può disporre secondo ordini provvisori e mutevoli. Alberto Garutti invita gli spettatori a chiedersi “Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno?” e decora la Giara, la Idria e la Tulipaniera della secolare tradizione ceramica di Albisola con la maiolica e il silicato di zinco – il colore bianco fosforescente che si vede solo al buio, quando lo spazio espositivo è chiuso al pubblico – per attualizzare questi vasi come dei fantasmi del passato. Martì Guixè porta in superficie la pratica combinatoria e innovativa degli elementi compositivi, già affrontata con successo nel suo food-design, usando le pareti esterne del proprio vaso Surfvase come superfici da decorare con i fiori che si inerpicano fra i manici e le corde di canapa che lo avvolgono. Simone Berti con le sue spettacolari sculture dedicate ai vasi da fiori, Pipe Dream, assembla tubi di terracotta, lastre di alluminio e polvere di marmo, presentando un mondo visionario che evoca una fantasmatica archeologia industriale. Luca Vitone con Eppur si muove guarda alle culture di minoranza restie a far propri i modelli dominanti, recuperando il simbolo identitario delle comunità Rom - la ruota del carro – che viene trasfigurato in un vaso ondulato come una bandiera dai colori dell’ottocentesco movimento anarchico. Michelangelo Pistoletto promuove la progettazione collettiva dei Vasi-Specchio del Terzo Paradiso – una moltitudine di vasi che si riflettono gli uni negli altri per perdere i propri contorni e assumere nuove e infinite forme che celebrano la migrazione delle identità e la proliferazione delle differenze. Paolo Ulian per dare forma al Vaso Rosae arrotola su se stessi dei fogli di terracotta, miniaturizzando in un vaso, a forma di rosa, la monumentale tradizione scultorea minimalista, mentre Vedovamazzei in Reset azzera il vaso bucandolo in due punti, sul suo asse diagonale, per poi trafiggerlo con un fiore, così come una freccia un cuore.
Copertina di “Inventario” dell’aprile 2011, dedicata ai vasi di Attese Edizioni