Cambiare il mondo con un vaso di fiori


Roberto Costantino



La Libera Repubblica delle Artidi Albisola
Nel corso del Novecento, sul territorio di Albisola Filippo Tommaso Marinetti fonda la Libera Repubblica delle Arti, Nicolaj Diulgheroff progetta per Tullio d'Albisola una casa-fabbrica e un bel servizio di tazze da tè, mentre Bruno Munari disegna libri di latta e mette al mondo animali immaginari maiolicati. Qui, in riva al mar ligure, Arturo Martini miniaturizza la scultura immortalando madonne e bagnanti in preziosi soprammobili per Manlio Trucco, mentre il Poeta Record Nazionale Futurista Farfa prototipa bicchieri dalla forma di bullone e Ivos Pacetti modella in ceramica le maschere antigas. Ancora ad Albisola, Lucio Fontana fa spazio nella terra a buchi e tagli, Piero Manzoni scopre e adopera il caolino - il bianco ingrediente ceramico -con cuiinizia a dipingere sulle lenzuola le pitture Achrome mentre Guy Debord in Le Jardin d'Albisola mette a fuoco la ceramica delll’Architecture sauvage.
Sempre ad Albisola, negli anni Cinquanta del Novecento Asger Jorn insieme a Pinot Gallizio, Wifredo Lam, Eliseo Salino e Giovanni Poggi fra gli altri, promuove “l'oggetto strano e caotico, espressione di un desiderio umano” che a distanza di decenni risulta accolto e assorbito in modo dolce dalla cultura del progetto, a partire dal design arcaico e disfunzionale di Global Tools fino al “design liquido” e “apparentemente superfluo” delle nuove generazioni che collaborano alla IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea.

La Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea
Dopo il 1989 sono proliferate in molte Città d’Europa, Asia, Americhe, Africa e Australia molteplici Biennali d'Arte Contemporanea. Si tratta di un fenomeno determinato dalla globalizzazione e dalla connettività che hanno fatto riemergere la dimensione locale. Un “locale” molto lontano da ciò che in passato si è inteso con questa espressione (la cittadina di provincia isolata e relativamente chiusa nella propria cultura ed economia) e che combina tra loro le specificità dei luoghi e delle comunità che ad essi si riferiscono con fenomeni nuovi che, appunto, la globalizzazione e l’interconnessione culturale, economica e sociale generano e sostengono su scala internazionale.
Il fenomeno delle Biennali rappresenta comunità che inventano attività culturali, forme di organizzazione e modelli economici da cui deriva un nuovo localismo cosmopolita che propone inediti sistemi produttivi e di consumo ed esprime una nuova domanda di progetto.
Il modello Biennale è stato adottato nel 2001 dalla Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporaneasul territorio di Albisola, con l'obiettivo di promuovere l’incontro e l’ibridazione della tradizionale cultura materiale della ceramica con la cultura del progetto, l'espressione artistica e l'artigianato digitale.

Un network translocale per una ceramica design driven
La IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea promuove un network translocale che è attivo nello sviluppare un'organizzazione del lavoro interdisciplinare e pluriterritoriale. Tale network ha il suo centro d'irradiazione e il proprio polo direzionale ad Albisola in Liguria ed è costituito dall'Associazione Attese_Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea, istituzioni locali e territoriali della Liguria, istituti di cultura, fondazioni per l'arte e musei in Europa, università, imprese di ceramica e prototipazione rapida, colorifici, scultori modellisti, modellisti informatici, formisti, tornianti, decoratrici, serigrafi e doratori, artigiani del ferro, del legno, del midollino intrecciato a a mano e di altri antichi mestieri, critici e storici delle arti applicate e dell'arte contemporanea, designer leader di settore e artisti di fama internazionale.
La IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea ha sviluppato la propria rete di relazioni diluendo l'identità locale nell'interconnessione di differenti saperi disciplinari e risorse produttive, costituendo un fluido ed edificante network che si estende da Albisola al Nord Ovest, al Nord Est e al Centro dell'Italia, alla Svizzera, la Spagna, la Germania, il Belgio, la Francia, la Finlandia, il Marocco e il Brasile.
La IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea è partita dalle difficili condizioni storiche e strutturali che caratterizzano Albisola, ma ha pure recuperato il prezioso immaginario artistico di questa piccola capitale della ceramica del Novecento. Infatti, Albisola da una parte è un territorio simulacrale, privo di terre e colori - un territorio dove i fondamentali materiali ceramici sono assenti, ovvero non si producono più ma si importano da altri centri di produzione; d'altra parte, Albisola è uno spazio d'azione che risulta connotato storicamente da una leggendaria memoria artistica, costituta da un repertorio di affascinanti racconti e innovative iconografie, consapevole autoriflessività ed eccezionali relazioni con la ceramica che rivelano in loco un'attitudine propria ai modi di fare delle avanguardie europee del Novecento.
Facendo tesoro di tali ricchezze e fragilità, la IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea si è posta l'obiettivo di affrontare la costruzione di un futuro per l'artigianato artistico, recuperando e attualizzando i secolari scambi produttivi e culturali che su scala interregionale e transnazionale caratterizzano, per necessità materiale e curiosità intellettuale,la filiera della ceramica di Albisola. A questo fine, la IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea ha iniziato a investire in un'edificante network translocale dedicato alla cultura del progetto, cioè alla progettazione e prototipazione per la ceramica, incorporando e combinando nella terra i beni immateriali del design e dell'arte contemporanea.

La materia ceramica e i beni immateriali dell'arte e del design
Gli oggetti in ceramica prodotti dalla IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea ci permettono di sbriciolare quelle consuete e anacronistiche  distinzioni classificatorie che separano convenzionalmente gli oggetti d'arte dagli oggetti di design.
Perché se cento anni fa, con Marcel Duchamp e R. Mutt,  l'oggetto banale entrava nel museo dell'arte - per occupare lo spazio simbolico lasciato libero dalla scultura -, oggi è come se l'oggetto ne fosse fuoriuscito nuovamente per abitarein quanto scultura lo spazio domestico di tutti i giorni, fra divani, tappeti e confortevoli bathroom.
La scultura - “la lingua morta” messa a fuoco da Arturo Martini -, abbandonata ogni dimensione solenne, oggi diffonde la sua aura frammentata e riproducibile nel superfluo e prezioso mondo degli oggetti di ceramica di tutti i giorni e sembra volerci ricordare che “l'arte è una piccola cosa”, come scriveva con il gessetto sui muri della Biennale di Venezia degli anni Settanta, il compositore fiorentino Giuseppe Chiari.
Queste sculture – oggetti in ceramica e prototipi di design che abitano lo spazio domestico - guardano ai primordiali giochi di specchi deformanti messi in scena ad esempio, dall'oscena Fountain di Marcel Duchamp o dalla seduttiva Colazione in pelliccia di Meret Oppenheim e lo fanno proprio per rivisitare la simbolicità dell'oggetto, la sospensione della sua utilità equell'autoriflessività che i loro simpatici antenati avevano iniziato  ad affrontare con passione.
Oggi i designer e gli artisti, un po' come il cavallo Cholstomer di Leon Tolstoj o la Pippicalzelunghe di Astrid Lindgreen, vogliono farci vedere il mondo per la prima volta e la progettualità promossa dalla IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea mette proprio in gioco la liberazione di possibili forme e identità, volendoci mostrare ciò che gli oggetti possono essere. In particolare, agli artisti e ai designer invitati alla IV Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea è stato richiesto di confrontarsi con lo slogan programmatico “Cambiare il mondo con un vaso di fiori”, come per ribadire un destino dell'arte e del design fra le piccole cose e le grandi trasformazioni che si possono provocare anche con il battito d'ali di una farfalla.