Getulio Alviani
Getulio Alviani, Tensione
Getulio Alviani, Tensione
Getulio Alviani, Tensione
Il progetto elaborato da Getulio Alviani si inserisce nella pluridecennale ricerca sull’Arte Esatta, di cui l’autore è uno tra i più significativi teorici. In occasione della Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, Alviani ha dato un disegno del 1964 perché fosse stampato su un piano di ceramica rettangolare, una misura è il doppio dell’altra, esso è esattamente positivo-negativo, bianco-nero. Questa superficie così attivata può dar luogo a vari insiemi combinatori e formare testure anche molto diverse tra loro che possono non sembrare costituite da un unico identico modulo.
Paolo Bertozzi e Stefano dal Monte Casoni
Paolo Bertozzi e Stefano dal Monte Casoni, Caly Island. Foto: Bernardo Ricci
Con un omaggio a Piero Manzoni continua la tematica della riproduzione e della reinterpretazione come una scorribanda che include la riappropriazione dell’immaginario dell’arte contemporanea. Sul filo “della commedia dell’arte” all’icona del contemporaneo viene, con una recita a soggetto in un linguaggio di grande tradizione, restituita la sua irriverente nobiltà.
Jurgen Bey
Jurgen Bey, Vase-Cupboard-Indian-view
Jurgen Bey, Vase-Cupboard-Indian-view
Il progetto di Jurgen Bey prende in considerazione il fatto che la ceramica, in quanto materiale fragile, viene protetta spedendola imballata in casse di legno. Partendo da questo presupposto, l’autore ha reso la tradizionale cassa da imballo una parte dell’opera, trasformandola in una credenza dentro la quale si cela un vaso da fiori, che può essere mostrato aprendo le antine. La cassa da imballo diventa così una parte del vaso stesso: cassa e vaso non vanno considerati come due lavori separati, ma danno corpo a un unico progetto, sviluppato simultaneamente trasformando il packaging in elemento progettuale.
Alessandro Biamonti
Alessandro Biamonti, 3 KG
Se penso al futuro vedo oggetti che rappresentano se stessi. Capaci di generare relazioni dirette, ma pronte a riconfigurarsi sulla base di una realtà in continua trasformazione. Immagino che siano ovunque e abbiano senso in qualsiasi contesto.
Per questo progetto ho pensato a dei pesi. Riempibili con acqua o sabbia per svolgere la loro funzione, ma anche belli e proporzionati per essere guardati. Lasciamo tracce, è inevitabile.
Alessandro Biamonti
Claudio Bracco
Claudio Bracco, Il piatto per l'ultimo pisello
Il Dottor Watson sta cercando di finire il suo piatto di piselli ma la forchetta sembra diventata uno strumento inadatto allo scopo: il pisello sguscia via dappertutto sulla liscia superficie del piatto. All'improvviso una mano, quella di Sherlock Holmes, agguanta la forchetta e ne fa roteare la parte convessa fino a schiacciare il pisello che, ridotto in poltiglia, viene fatto boccone dall'investigatore.
Questo è ciò che ricordo dell'inizio di un film visto quando ero davvero molto piccolo e dopo tanti anni ho ritenuto doveroso andare incontro al povero Dottor Watson.
Claudio Bracco
Andrea Branzi
Andrea Branzi, Intrecci 1
Andrea Branzi, Intrecci 2
Questo progetto è nato da una tematica generale, non direttamente collegata con la ceramica, nel senso che fa parte di una serie di modelli, in parte teorici e in parte reali, dove i fiori si intrecciano con i vasi stabilendo con loro dei rapporti nuovi.
Ho affrontato questo tema anche con il vetro, costruendo piccoli giardini verticali, simili a staccionate o a spalliere, dove la parte vegetale (canne di bamboo o tralci di vite) ha la funzione di trama e il vetro la intreccia come un ordito, creando una sorta di tessuto ibrido e semi-rasparente.
Queste operazioni mi interessano per cercare di integrare le diverse componenti di cui è fatta la realtà che ci circonda, dove le cose e l’ambiente sono elementi differenti, il soggetto e l’oggetto sono separati, i fiori e i vasi non si integrano. Mi sembra interessante, se esistesse, la possibilità di creare un tessuto intermedio, realizzato partendo da filati che corrispondono a identità separate, ma che si possano intrecciare senza perdere le loro individualità, dando origine nel complesso a un materiale nuovo e più espressivo.
In altre parole: intrecciare il mondo e le sue diversità, ceramica compresa, per creare un tessuto conoscitivo nuovo.
Andrea Branzi
Enzo Cucchi
Enzo Cucchi, Pietro
Com’è nato questo progetto?
Pietro doveva nascere.
Non è la prima volta che Cucchi si confronta con la ceramica. Com’è stato, questa volta, il suo dialogo con la materia?
Mi arrapa perché dopo c’è il piacere del lavarsi le mani…
Lavorare con le manifatture o, più in generale, esser parte di un progetto il cui scopo è legare la secolare lavorazione della ceramica ligure con la contemporaneità, ha influenzato il suo operato?
Gli artigiani mi fanno compagnia.
Tanto l’albero (di Natale) quanto il teschio racchiudono in sé molteplici significati. Quale predomina in questo progetto?
Il teschio è attaccato all’albero, quando cade, però, non è Natale.
Enzo Cucchi
Jacqueline de Jong
Jacqueline de Jong, Baked Potatoes. Casa Asger Jorn, Albissola Marina
Jacqueline de Jong, Baked Potatoes. Casa Asger Jorn, Albissola Marina
Jacqueline de Jong, Baked Potatoes. Casa Asger Jorn, Albissola Marina
Jacqueline de Jong, Baked Potatoes. Casa Asger Jorn, Albissola Marina
Jacqueline de Jong, Baked Potatoes. Casa Asger Jorn, Albissola Marina
La prima volta che sono venuta ad Albisola è stato nell’estate del 1960. Ero andata ad Alba per lavorare con Pinot Gallizio (lui era appena stato espulso dall’Internazionale Situazionista, mentre a me Guy Debord aveva chiesto di formare la sezione olandese del gruppo).
Dopo una settimana di lavoro, presi un autobus alle 4 del mattino, diretta ad Albisola per incontrare Asger Jorn. Dopo quell’incontro, Jorn mi portò ad Albisola in numerose altre occasioni. Una volta, nel 1964 circa, Jorn, il sindaco di Albisola e io firmammo i documenti per la donazione del giardino e delle case di Jorn, vincolata alla realizzazione di un centro d’arte/museo con giardino pubblico, dopo la morte di Jorn.
Dopo 46 anni, sono stata invitata a fare qualcosa per la casa di Jorn. Ho deciso di creare un’”installazione di patate” per modificare la ringhiera intorno alla vasca e farne una specie di “ringhiera da giardino con piante in ceramica”. Ho fabbricato 60 patate di ceramica. Ho scoperto che con la ceramica non si possono utilizzare le patate vere, tutte a bitorzoli e con quei “capelli da patata”, come io chiamo i loro lunghi germogli, così ho dovuto inventare dei remake. Li ho chiamati Baked Potatoes.
Jacqueline de Jong
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