Richard Hawkins
Richard Hawkins, Hermaphrodities
Richard Hawkins, Hermaphrodities
I miei interessi sono nati da una ricerca sulle sculture classiche che presentano ambiguità sessuale, partendo dagli ovvi esempi delle due copie romane della scultura greca dell’Ermafrodita dormiente, conservati alla Galleria Borghese di Roma e al Louvre di Parigi.
Perlomeno nell’epoca Vittoriana e moderna, le sculture erotiche erano esposte con discrezione o addirittura nascoste. Ne è una dimostrazione la collocazione presso la Galleria Borghese: gli attributi più femminili dell’Ermafrodita sono in evidenza, mentre il resto del corpo è rivolto verso il muro. La scultura al Louvre, invece, è disposta in modo tale che lo sguardo dello spettatore si diriga prima verso la parte posteriore e solo dopo verso la parte anteriore, rendendola forse l’unica opera classica il cui retro rappresenta il davanti e il davanti il retro. Trovo che questo abbia una relazione intrigante e quasi allegorica sia con l’ambiguità sessuale, sia con la tridimensionalità.
Le opere realizzate ad Albisola applicano queste dinamiche a una serie di piccole sculture che, nelle mie intenzioni, dovrebbero esibire un rapporto complicato e anomalo tra la parte anteriore e la corrispondente, ma conflittuale, parte posteriore.
Richard Hawkins
Heringa/Van Kalsbeek
Heringa/Van Kalsbeek, Imprevisti controllati
Heringa/Van Kalsbeek, Imprevisti controllati
Tenere sotto controllo gli imprevisti è una delle nostre principali preoccupazioni. Scolpire insieme è un modo per sottrarsi a un controllo totale del processo creativo. Le azioni inaspettate che l’altro compie sono fondamentali per l’evoluzione del lavoro. Il caso informa e dischiude nuove possibilità al lavoro. Tuttavia, bisogna che la situazione sia tale da permettere che gli “accidenti” possano trasformarsi in una nuova opera.
Nel 2005, con tre studenti, abbiamo lavorato presso lo Studio Ernan Design per preparare 14 elementi con cui creare un paesaggio. Avevamo deciso di lavorare a rotazione e ognuno di noi interferiva con la scultura appena elaborata dall’altro. Ne è risultata una serie di sculture impreviste. Nel 2006, abbiamo rivisto i 14 elementi, basati su una concezione allargata dei disegni di paesaggio cinesi, e li abbiamo ordinati. Finché tutti gli elementi non sono stati collegati tra loro, non era chiaro quanto la scultura sarebbe stata lunga, alta e profonda. Messi insieme, si è presentato un campo illimitato di aggiunte possibili.
Heringa/Van Kalsbeek
Christina Iacopino
Christina Iacopino, Frammenti
Runa Islam
Runa Islam, Forever Young
Runa Islam, Forever Young
Ho scoperto i cinque animaletti di ceramica che ora compongono una metà dell’opera Forever Young visitando le Ceramiche San Giorgio. Erano nel magazzino sul retro del laboratorio, nascosti fra tutti gli altri piatti e vasi prodotti in loco e nessuno li aveva più toccati, a parte la polvere che li aveva ricoperti per trent’anni, o giù di lì. Erano rimasti bianchi e opachi, come quando erano usciti dal forno. La mancanza di richiesta di questo genere di articoli era il motivo del loro stato di abbandono che li faceva sembrare dei relitti. Quando ho visto per la prima volta gli animaletti tra gli altri oggetti – il lungo collo della giraffa e la proboscide alzata dell’elefante – ho notato qualcosa di sorprendentemente animato in quelle figurine, rispetto agli altri oggetti decorativi, qualcosa che ha catturato la mia immaginazione come se fossero stati degli animaletti veri, smarriti nel mare delle attività del laboratorio. Nonostante lo scopo iniziale della mia visita alle Ceramiche San Giorgio fosse quello di creare una nuova opera in ceramica con la collaborazione degli esperti del laboratorio, sono stati gli animaletti dimenticati a colpirmi. Per l’edizione 2006 della Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, lo studio San Giorgio ha rifatto gli animaletti utilizzando gli stampi originali dei primi anni Sessanta, una ripetizione sia tecnica che storica.
La seconda metà di Forever Young è perciò composta dai cloni delle cinque figurine. Posti uno a fianco all’altro, i due gruppi rendono misteriosamente l’idea dei quarant’anni circa trascorsi fra loro.
Runa Islam
Ugo La Pietra
Ugo La Pietra, Salvadanai 1
Ugo La Pietra, Salvadanai 2
Ugo La Pietra, Salvadanai 3, 4
Ugo La Pietra, Salvadanai 5, 6
Il Salvadanaio di Albisola guarda al territorio e in modo ironico sorride sull’antica (vera o supposta) “parsimonia” del popolo ligure. Ha una forma ovoidale, proprio come certi salvadanai della tradizione del XIX secolo in terracotta, decorati a rilievo con rose e tralci fioriti. È proposto in tre versioni che alludono anche queste alla tradizione ceramica di Albisola: una in bruno manganese, una in bianco-lu e infine una con decorazioni a rilievo.
Ugo La Pietra
Joris Laarman
Joris Laarman, Crossbreed
La storia degli elettrodomestici è relativamente breve rispetto, per esempio, a quella delle posate, delle sedie o dei vasi. Essendo stati inventati, per la maggior parte, dopo la rivoluzione industriale, questi prodotti non hanno antenati di superba qualità artigianale. Sono la conseguenza democratica del modernismo. Nonostante ci siano differenze qualitative anche negli elettrodomestici, non sono mai riusciti a uscire da un ambito appartato per essere esibiti orgogliosamente come pezzi forti dell’arredamento.
Al contrario, i vasi tradizionali del savonese possono assolvere questa funzione con qualsiasi stile d’arredo: hanno una lunga storia di sapienza artigianale alle spalle e sono relativamente costosi, rispetto ai loro moderni fratelli e sorelle prodotti industrialmente. Tuttavia, al di là di questa loro funzione decorativa, sono utilizzati raramente come vasi d’uso concreto. Perciò, ho deciso di realizzare un incrocio, per creare una situazione paritaria: un bel pezzo forte per l’arredamento che sia allo stesso tempo funzionale.
Joris Laarman
Marta Laudani e Marco Romanelli
Marta Laudani e Marco Romanelli, Evidentemente fatto a mano
Marta Laudani e Marco Romanelli, Evidentemente fatto a mano
Difficile oggi comprendere gli oggetti.
Perduta la dimensione affettiva che consentiva di attraversare la vita accompagnati dalle proprie cose.
Perduta la capacità di porre rapporti chiari tra l’esistenza fisica di un oggetto e il suo valore.
Le differenze vanno preservate e segnalate.
Un vaso non è più soltanto un vaso: è un vaso da raccontare. Nella sua genesi realizzativa.
Ecco perché il pezzo progettato per la Biennale, mentre si mostra ultimato, visualizza le mani che lo hanno realizzato e reca la scritta “Evidentemente fatto a mano”.
Marta Laudani e Marco Romanelli
Corrado Levi
Corrado Levi, Enigma
Corrado Levi, Enigma
Corrado Levi, Enigma
La piccola opera è composta di tre parti identiche e a contatto, ma di materiali diversi. La prima è una tavola di cedro intarsiata con decorazioni e fori irregolari che alludono a pensieri e a desideri. La seconda è una fusione in bronzo. La terza è un calco in ceramica smaltata bianca.
Sono tre opere, ma anche una sola.
Separatamente sono un’esplorazione del rapporto tra desiderio e materie, insieme vorrebbero suggerire la trasformazione e la permanenza del desiderio. Forse nasce una nuova tensione dovuta alla diversità di materia. C’è sempre un enigma tra ciò che si sente e ciò che si realizza.
Corrado Levi
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