Non nascondiamocelo
Giacinto Di Pietrantonio
Non nascondiamocelo, nella contemporaneità risulta sempre problematico legare l’arte a una tecnica perché, secondo alcuni, si porta dietro un sapore di “incompletezza”. Figuriamoci legarla a un materiale! Voglio dire che c’è una linea di pensiero, ereditata dalla filosofia greca platonica, che dividendo fra tecnica e pensiero e quindi tra “i filosofi e le macchine” – per citare un’espressione e il titolo del fortunato libro degli anni Settanta del filosofo della scienza Paolo Rossi – stabilisce una gerarchia di valori che mette la teoria al di sopra della pratica.
Naturalmente questa divisione era molto più netta nel passato, ma non si può negare che con l’avvento dell’arte concettuale abbia in una certa misura ripreso piede. Tuttavia, la tecnica e il materiale sono centrali per la realizzazione dell’arte, per dare corpo a quella “vita delle forme” di cui parla il grande storico dell’arte francese Henry Focillon.
È naturale, allora, che anche le mostre come la Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea, che legano i loro intenti e la loro fortuna a un materiale, corrano i rischi sopra menzionati, anche se ciò può rivelarsi un vantaggio in un mondo in cui esistono centinaia di biennali d’arte generiche, che finiscono per somigliarsi un po’ tutte.
Voglio dire che ciò che potrebbe apparire a prima vista come un handicap finisce per essere un elemento di stimolo per una diversa creatività, come ha dimostrato negli anni Trenta del secolo scorso Lucio Fontana, il quale diceva: “Mi piaceva quella materia docile e avevo il gusto di tentare esperimenti difficili. E mi attraeva quel colore smaltato, incorruttibile, che nessun altra materia colorata avrebbe potuto darmi”, togliendo così la ceramica da un ambito maggiormente artigianale.
Ciò a dimostrare che il valore delle tecniche e dei materiali è deciso dagli artisti e non solo perché se ne interessano, ma anche per i risultati che riescono a ottenere. A sostegno di ciò sta proprio la Biennale di Ceramica nell’Arte Contemporanea in cui si cimentano artisti che arrivano ad Albisola da ogni dove, con progetti pensati appositamente per opere da realizzare con questo materiale, alimentando così un dialogo tra modernità e tradizione.
E poi, non nascondiamocelo, la ceramica è veramente un materiale bellissimo e di antica tradizione, inventata dai soliti cinesi con l’argilla purissima della zona di Kaol, che nel corso di secoli e secoli ha subito molte interpretazioni e utilizzazioni. Infatti, la ceramica è un materiale che come pochi si è posto, o è stato posto, tra arte e vita; uno stato di cose sotto gli occhi di tutti che non ha bisogno certo di esemplificazioni.
Testo pubblicato nel catalogo della III Biennale di Ceramica nell'Arte Contemporanea “Indisciplinata”, Attese, Albisola (Italia), 2006.